Derby Italiano di galoppo – Storia ed Albi d’Oro

Derby Italiano di galoppo – Storia ed Albi d’Oro

La Pandemia che ormai tutti ben conosciamo, nel mondo dell’Ippica ha prodotto tutta una serie di effetti, di cambiamenti di calendari, di ritardi, insomma una serie infinita di preoccupazioni e di problemi ma pian piano, grazie al senso enorme di resilienza del mondo ippico, le cose stanno tornando a posto. Quando a marzo tutto si fermò la sensazione fu terribile, era anche legittimo immaginare che forse il settore non si sarebbe più ripreso. A fine maggio finalmente, a porte chiuse, le corse sono ricominciate ma mai il mondo ippico si era realmente fermato. Sempre negli allevamenti e nei centri di allenamento, negli ippodromi la vita era continuata in attesa del grande giorno del nuovo inizio. Come dopo un diluvio quasi universale.

Non soltanto le corse sono ricominciate ma anche lo scopo principale, unico per cui esistono ovvero la selezione, ha ripreso il suo posto principale. E’ stato, nel galoppo, ridisegnato il calendario e tutto quello che sarebbe dovuto accadere tra marzo e inizio giugno si è deciso di metterlo in scena, con grande concentrazione di sforzi, tra l’inizio di giugno e il 12 di luglio. In quel mese appena abbondante, tra Milano e Roma si sta consumando la grande stagione 2020 della selezione. Meglio tardi che mai.

Capannelle ha vissuto le sue due classiche per i tre anni sul miglio (Elena e Parioli), Milano ha risposto con la grande giornata del Milano ed ora con le Oaks, adesso finalmente stiamo per dare inizio alla grande settimana che culminerà nel Derby day il 12 luglio con il Derby Italiano di Galoppo ormai alla sua 137° edizione, quest’anno sponsorizzato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma.  Alla fine della quale ogni vero autentico ippico potrà dire: missione compiuta. Come a teatro domenica 12 luglio dovremo immaginare di essere alla terza domenica di maggio, quella che in Italia è tradizionalmente dedicata al derby day. Sarà l’ennesima meravigliosa dimostrazione della resilienza, della capacità di reagire, di risorgere anche da ceneri che il nostro mondo avrà dimostrato di possedere. Proprio come sosteneva Gustav Mahler, l’Ippica non ha chinato il capo limitandosi a fare la guardia alle proprie ceneri ma ha saputo alimentare il fuoco sacro della passione e della voglia di recitare sempre ed ancora un ruolo da protagonista. In testa a tutti Capannelle che prima ha consentito che nulla, nel periodo di blocco, impedisse il regolare allenamento dei cavalli e successivamente ne ha gestito il loro ritorno al vero autentico agonismo sulle proprie piste.

Un mese ricchissimo, una conclusione degnissima, un passaggio rapido del testimone perché tra il 12 luglio ed il vicino primo settembre trascorrerà il tempo di un battito di ciglia e già Roma sarà pronta per il suo autunno. Ora c’è da vivere quella che mai è giornata vissuta prima d’ora nella Storia del Turf italiano. Il Derby day a metà luglio. Viviamolo come un premio, come l’onore concesso al grande ippodromo di concludere la stagione della rinascita ed insieme iniziare la successiva.

Due secoli e mezzo sono trascorsi ormai dal giorno in cui Mr Stanley, dodicesimo Conte di Derby con l’aiuto imprescindibile della moglie Lady Hamilton e del prezioso Lord Bumbury, misero in pista i protagonisti della prima edizione della madre di tutte le corse: il Derby che prese il nome da uno degli ideatori che mise anche in dote i terreni che adesso sono nella storia. La piana di Epsom nel Surrey a giusta distanza  da Londra.  Un secolo dopo, circa, alle Capannelle nella primavera del 1884 Andreina vinse il primo derby italiano con le stesse regole di ingaggio di quello inglese che per tantissimo sono state universali in ogni parte del globo: 2400 metri di distanza e solo cavalli di tre anni in pista. La vera magia era proprio questa: puoi correre il derby solo una volta e mai più. Le grandi prove di selezione assoluta sono date dai confronti intergenerazionali ma il Derby è unico e per questo è assolutamente in cima al desiderio di ogni operatore ippico.

Ogni nazione ha il suo derby, non solo: è tale la importanza ed il significato universale che il termine ha acquisito (testimonianza della importanza assoluta dell’ippica nello sviluppo del costume, della società e della cultura) che ormai va bel aldilà del suo mondo di origine ed ovunque Derby è sinonimo di momento di sfida di assoluta eccellenza in ogni campo non solo sportivo. E’ derby ogni scontro fondamentale, nel calcio, in ogni sport, nella cultura, nella politica, nel costume. Tutto nasce da una corsa di cavalli e dalla sua straordinaria importanza. Un rito che domenica 12 luglio (mai prima d’ora, in passato in Italia il primo giovedì di maggio poi la prima domenica, poi come adesso la terza domenica sempre di maggio) si rinnoverà ancora una volta e per questo pochi istanti dopo che il vincitore sarà transitato dinanzi al palo di arrivo ciascun vero ippico potrà intimamente dire a se stesso…-“ora abbiamo rimesso ogni cosa a posto!“.

Derby day è festa, il pubblico non può mancare e ci sarà, la stagione imporrà orari diversi, inizio a metà pomeriggio fine delle corse quando il sole avrà deciso di andare a dormire ed allora lo faranno, con calma, anche gli appassionati dopo aver speso altro tempo per i necessari commenti alle corse alle quali avranno assistito in una cornice sempre unica e fascinosa come solo Capannelle sa essere con lo sfondo naturale dei castelli e della campagna come 140 anni or sono.

Non solo derby (2200 metri da alcune stagioni) ovviamente ma ben dieci corse come in questo mese lungo e prolungato è diventata consuetudine alle capannelle. Il controcanto primario spetta al Presidente della Repubblica sui 1800, quest’anno sponsorizzato da LP Roma Boutique Legale e Professionale, una delle corse faro della primavera (in tempi normali) romana, al Carlo D’Alessio sui 2400 metri che in questa stagione diventa momento conclusivo per gli specialisti classici (ricorda un gigante assoluto del Turf mondiale, capace di vincere due volte consecutivamente le Ghinee di Newmarket), al Tudini (una famiglia che compie 100 anni e quattro generazioni di ippici e di  assoluta militanza) per i flyer che sanno regalare emozioni uniche in apnea sui 1200 metri, al Mauro Sbarigia (indimenticabile cantore del turf) per i tre anni che non hanno vinto il Parioli ma sono ugualmente buoni, al Sandro Perrone (non solo direttore ed editore del Messagero ma magnifico ippico a tutto tondo) per le giovani femmine di due anni, al Domenico e Sergio Arnaldi per i gentlemen e le amazzoni (Sergio fu magistrale direttore di Unire e di Jockey Club), al Tullio ed Enzio Mei (il primo direttore storico di Capannelle, il secondo meraviglioso e lungimirante presidente) corsa di tradizione, confronto HP sui 2000 intergenerazionale. In più la corsa che celebra Capannelle come ippodromo di Trotto, una realtà indiscutibile e fondamentale per l’ippica italiana e la corsa riservata alle ladies, una idea vincente proprio di Enzo Mei.

Il Derby Day sarà tutto questo e molto altro (tradizione ma anche modernità) ma l’edizione 2020 di questa giornata  sarà, oltre appunto a tantissime altre cose, soprattutto la grande ragione e dimostrazione della resilienza dell’ippica italiana proprio in un momento in cui il nostro Trotto è sul tetto del mondo e dal galoppo arrivano meravigliose ed entusiasmanti risposte nel segno di una tradizione universale iniziata da Signorinetta ad Epsom e proseguita con i grandi trionfi di campioni come Ortello, Crapom, Nearco, Tenerani, Botticelli, Nuccio, Ribot, Molvedo, Marguerite Vernaut , Prince Royal fino ai meravigliosi anni 70 di Bolkonski e Grundy ed ai successi ben noti dei Campioni contemporanei e moderni!